Il vinile e l’ascolto consapevole
20 Aprile 2017L’ascolto consapevole: il vinile
Se ami davvero qualcosa non puoi non averne rispetto e io rispetto molto la musica. Avere rispetto della musica significa innanzitutto rispetto verso l’esecutore e l’autore, verso i musicisti, rispetto verso il progetto e quello che ci viene proposto.
Ecco, ogni disco per me è un progetto, che sia un 45 giri, un cd, una raccolta di file mp3 o un live album e un progetto non lo si può liquidare senza prima averlo compreso.
Anche una compilation (o in termini meno datati una playlist) è un esempio di progetto elementare, anche se la creiamo noi. Ad esempio per allenarmi meglio e avere più carica mentre mi alleno abbiamo una playlist energica, magari che duri un’ora e finisca contemporaneamente all’allenamento. Esempio più classico: l’ultimo disco dei Rolling Stones, Blue & Lonesome è un omaggio alle radici, al blues, sono tutte cover di brani meno noti che hanno influenzato e plasmato il suono della band. Nel disco c’è rispetto e amore, cultura e voglia di contribuire alla diffusione del blues. Se un disco come quello dei Rolling Stones lo ascolti sapendo queste cose rendi giustizia agli stessi autori perché comprendi le ragioni che li hanno spinti a farlo.
Ecco, quando io ho tra le mani un disco mi viene naturale di volerne sapere di più, sono abituato così.
Dai 14 fino ai 18 anni (siamo nella seconda metà degli anni 80), ogni 15 giorni, dopo la scuola andavo a trovare la mia unica bisnonna che abitava vicino a Top Music al Vomero (Napoli), negozio di dischi che adesso non esiste più. La mia bisnonna mi dava i soldi per comprarmi un 33 giri che io andavo a scegliere seguendo un rituale ben preciso.
Per prima cosa mi avvicinavo al banco del commesso di Top Music (un signore con occhiali e capelli grigio bianchi, di poche parole, non saprei nemmeno se definirlo gentile o meno, ma che più o meno esaudiva tutte le richieste che gli potevi fare) e sfogliavo con curiosità la vaschetta che conteneva tutte le novità del rock, hard rock ed heavy metal. Di fianco a questa vaschetta ce ne era una con i dischi più costosi perché rari, era la vaschetta “novità import”. I dischi import (stampe provenienti da altri paesi) erano o introvabili o ancora non disponibili perchè anticipavano la stampa italiana. Mica avevamo internet allora, al massimo qualche disco lo potevi comprare per corrispondenza con forme di pagamento decisamente complicate e tempi di consegna biblici. In terza battuta, andavo a curiosare in tutte le vaschette contrassegnate da lettere alfabetiche per vedere se mi era sfuggito qualcosa in passato o c’era qualche disco che oggi meritava una mia rivalutazione. Infine sceglievo due o tre vinili che chiedevo al commesso di farmi ascoltare. Di solito c’era la fila per poter ascoltare i dischi, c’era qualcuno che già aveva fatto questa richiesta e aspettavi il tuo turno. Per questo motivo non potevi chiedere di ascoltarne troppi e la scelta si limitava a due, massimo tre. Naturalmente in questa fase non puoi sapere nulla del progetto dietro a quel disco a meno che non hai già letto una recensione o un articolo, quindi fai una scelta emozionale, se quei due tre pezzi ti ispirano, lo compri.
Acquistato il vinile, correvo a casa, mi chiudevo nella mia stanza e a volume decisamente alto ascoltavo il disco. Non facevo nulla di diverso, cioè ascoltavo il disco. Non è che lo stereo suonava mentre ero al telefono o leggevo un giornale o ancora facevo esercizi o pulizie, no ASCOLTAVO IL DISCO. Se il vinile aveva un “inner” (carta interna alla copertina) con i testi e notizie, ancora meglio. Tenevo sempre la copertina e l’inner sulle gambe durante tutto l’ascolto del disco così davo una forma e una immagine al suono. Io volevo sapere tutto di quel disco. Quel disco lo ascoltavo e riascoltavo e se la mia scelta era sbagliata, dopo avere in tutti i modi provato a farmelo piacere, era una mezza tragedia, perché sarei rimasto 15 giorni senza novità.
Voglio definire “ascolto consapevole” quello che ne viene fuori. Sono consapevole del processo creativo/progetto del musicista e il mio ascolto è appunto consapevole. Anche le emozioni cambiano nelle varie fasi di ascolto. La prima emozione, quella del primo ascolto, quella che regola la scelta di acquisto, è la più istintiva, il colpo di fulmine. Poi le emozioni cambiano, maturano insieme alla conoscenza che hai di quel disco, e devo dire che ancora oggi, a distanza di anni e di centinaia di ascolti certi dischi suscitano ancora nuove emozioni: una vera e proprio magia!
Poi, naturalmente, quando il disco ti piace tantissimo, ne vuoi sempre di più e cerchi di avere quante più informazioni possibili, a volte lo ricompri perché ci sono dei brani inediti o delle alt takes (versioni differenti dello stesso brano) o edizioni con nuove masterizzazioni.
Ecco, tutto ciò per dire che io voglio un ascolto consapevole e che la fruizione oggi della musica è irriguardosa verso i musicisti.
Così ho imparato ad avere rispetto della musica, ad amarla.
Lo sapete che dietro ad un disco c’è un lavoro pauroso? Magari un giorno chiederò a qualche amico produttore di raccontarcelo, ma vi assicuro che l’ispirazione e la scrittura di un brano rappresentano solo una minima parte di quel lavoro. Lavoro che le generazioni attuali, nate con l’mp3, snobbano o ignorano.
La musica liquida (file scaricabili dal web) è per me una profonda mancanza di rispetto.
Già il cd aveva costretto molti musicisti ad allungare il progetto e i dischi concepiti per la stampa su cd avevano dei brani minori solo per esigenze di vendita.
Poi, con l’avvento della musica liquida è successo che non si è venuto nemmeno più a sapere alcune informazioni fondamentali, quali chi fosse l’autore del brano o i musicisti coinvolti. A volte incontro ragazzi che non sanno nemmeno chi è il cantante.
La musica liquida ha rischiato di uccidere la musica e gli ultimi dieci anni sono stati i più bui della storia della musica.
Davvero, sempre più spesso mi capita di sentire l’esperto di turno liquidare un progetto avendo ascoltato solo i primi 20/25 secondi di un brano. Vi capita mai di far ascoltare una canzone a qualche esperto che senza nemmeno arrivare al ritornello già esclama: nulla di nuovo, è già sentito, la musica è piena di canzoni così, è la fotocopia di Tizio. L’esperto liquida la musica che a sua volta è liquida. Che brutto, davvero!
Ma perché, quando guardi un film dopo tre minuti dici che è uguale ad un altro o hai già visto tantissimi film così?
Che tristezza!
Ma per fortuna, da un paio di anni a questa parte ci sono buone notizie. Sembra che i nostalgici del vinile, quelli come me che hanno una certa curiosità, rappresentino una nicchia di mercato interessante!!!
Quelli del marketing delle grosse multinazionali se ne sono accorti e se oggi andate su Amazon trovate una sezione dedicata ai Vinili; i vecchi dischi dalle cantine sono tornati in salotto e addirittura alcuni artisti si sono reimpossessati della loro dignità e hanno cominciato a riproporre progetti senza l’ossessione di fare da colonna sonora a una tariffa di un gestore telefonico o di diventare suoneria di un cellulare.
Ma ve li riuscite ad immaginare John Lennon e Paul McCartney che si siedono al pianoforte con l’intenzione di comporre una musichetta fighissima che consenta ad un coglione con un cappellino di fare un balletto che faccia venire voglia di cambiare gestore telefonico? Ma che progetto artistico è?
Ps.: ci sono irriducibili che hanno tenuto duro durante questi anni bui e hanno portato avanti l’amore per la musica e per il vinile. Cito, ad esempio, il mio amico Nicola Iuppariello che dopo avere fatto un libro sui collezionisti, ora sta realizzando con il crowfunding un docufilm proprio sul vinile “Vinilici il film” (qui le info sul progetto https://it.ulule.com/vinilici-film/ ) oppure alcuni negozi di dischi che hanno superato la burrasca come Buscemi, Carù, Millerecords, Tatto Records e altri.
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