Michael Bolton

Quella volta che incontrai Michael Bolton
Michael Bolton è un cantante americano che avevo conosciuto a metà degli anni 80 come uno dei principali esponenti dell’AOR. L’AOR, acronimo di Adult Oriented Rock, è un sotto-genere musicale del rock, un rock ammorbidito, con uso di tastiere, dove le melodie sono predominanti, qualcuno lo definì hard pop.
L’AOR era un genere popolare mentre oggi non ne sento parlare proprio più, non conosco nuove band AOR, visti i tempi probabilmente non ha più ragione di esistere.
I principali esponenti erano i Toto, i Boston e i Journey, e la voce più importante era proprio quella di Michael Bolton.
Cosa aveva di particolare l’AOR? Innanzitutto erano tutte canzoni che potevano essere trasmesse dalle radio senza per forza trovarci in una trasmissione rock, passavano anche in trasmissioni radiofoniche generiche. La parte del leone la faceva la melodia, le chitarre avevano ruoli meno predominanti e i musicisti erano dotati di grande tecnica e pulizia, senza mai strafare.
Anche le voci erano importanti, arrivavano in alto, erano meno graffianti e più dolci. Sarà per il genere più mollo, sarà per i capelli cotonati, sarà per quel tipico sound anni 80, ma a me pareva di ascoltare Rod Stewart finalmente liberatosi del catarro che gli impediva di far esplodere la voce.
Ecco Michael Bolton era un po’ il re dell’AOR, ma a lui questa cosa stava stretta. Sì, così decise di dare libero sfogo alle sue vere radici e abbandonò il rock per darsi al soul e alla musica americana (e anche qui l’analogia con Rod Stewart sembra funzionare).
Così il suo principale successo fu una cover, la romanticissima When a Man Loves a Woman di Percy Sledge. La versione di Bolton gli permise addirittura di guadagnare un Grammy Awards e di affermarsi in tutto il mondo come una delle più belle voci di sempre.
Ma, siccome Michael Bolton è anche un bell’uomo, alto, elegante con un fisico muscoloso, canta canzoni romantiche, divenne immediatamente un sex symbol entrando prepotentemente nei cuori di tantissime donne.
Nel 1996 conquista l’Italia arrivando come super ospite di Pippo Baudo a Sanremo: fu una delle rarissime volte nella storia di Sanremo in cui ci fu il bis, Bolton cantò la canzone due volte. Ma il suo pubblico non era fatto di teenager, bensì di donne più mature. Fu così che milioni di casalinghe senza esitare tolsero lo scettro del più bello ad un ormai dimenticato Julio Iglesias.
Bolton era perfettamente dentro questo suo status di uomo romantico ma sicuro, dell’interprete della canzone con la C maiuscola e fu definito addirittura tenore, cantando Nessun Dorma con Pavarotti.
Poi è un generoso, fa anche beneficenza, ha una fondazione che si occupa dei poveri, insomma un perfetto principe azzurro.
In una sera di Luglio del 2013 vado a fotografarlo in un suo concerto a Napoli (le foto che vedete in questo post sono di quel concerto) al Castel Sant’Elmo, una magnifica location per un concerto estivo, nel piazzale del Castello, con una vista mozzafiato sul golfo di Napoli e con un venticello rinfrescante. Lo stesso Bolton è contento di trovarsi lì ma mai quanto il suo pubblico fatto per la quasi totalità di donne mature disposte a tutto pur di essere portate via dal bel Bolton.
Ebbene, vi assicuro che per un fotografo di concerti è molto più facile scattare ad un concerto di trash o death metal piuttosto che al concerto di Michael Bolton.
Una ressa paurosa, Bolton aveva due guardie del corpo di colore, enormi che non consentivano a nessuno di avvicinarsi e ristabilivano a fatica l’ordine.
Io, oltre a fotografare con attrezzature professionali e con obiettivi importanti, porto sempre con me, ad ogni concerto, una macchina istantanea a pellicola, una di quelle che cacciano direttamente la foto, come le vecchie Polaroid. Lo faccio da sempre e chiedo al management che mi ha concesso il pass se è possibile fare una di queste fotografie all’artista. Appena scattata la foto, poi la faccio autografare all’artista. Resta così una foto unica, non replicabile che conservo con piacere come un piccolo cimelio. C’è chi si fa fotografare con l’artista, chi chiede l’autografo, io invece voglio un ritratto autografato all’istante, un instant shot. Sono fotografie senza alcuna pretesa, davvero tecnicamente poco credibili, ma soprattutto scattate con una macchina fotografica che decide da sola cosa fare, se mettere a fuoco o no, se esporre o meno, se bilanciare o meno il bianco, addirittura a volte finisce per bruciare la foto senza alcun apparente motivo. E’ una macchina che costa poco più di 50 euro e che non ha nessuna possibilità di controllo da parte del fotografo.. ma a me piace così, voglio una foto UNICA, non replicabile, voglio un ricordo. In questo blog ne vedrete tante di queste foto perché ne ho una grande collezione.
Il tour manager di Bolton ascolta la mia richiesta e mi dice che mi avrebbe fatto sapere a fine concerto ma che il Sig. Bolton aveva già espresso il desiderio di non vedere nessuno.
Il concerto finisce dopo tre bis e mi ritrovo, insieme a qualche giornalista, a qualche collega fotografo ma soprattutto in mezzo a centinaia di scatenate casalinghe inesauribili davanti ai camerini di Bolton ad aspettare il responso del tour manager.
Il tour manager esce dopo circa dieci minuti e urlando dice: il sig. Bolton vuole vedere solo il tipo delle polaroid, ne vuole una, tutti gli altri possono andare a casa, giornalisti compresi.
Il tipo delle Polaroid ero io, e in quel preciso istante mi sono ritrovato sommerso dalle fans che mi facevano richieste tipo “Ti prego dagli questo da parte mia” “Ti supplico, portami con te e dici che sono la tua assistente” “Puoi dire a Bolton che io lo amo?” e via dicendo… Un incubo durato quasi un’ora e mezza perché il Sig. Bolton è un perfezionista e fa aspettare.
Dopo il concerto tiene un meeting con i musicisti e analizza cosa è andato e cosa no, poi si rilassa (tecniche orientali) si doccia e si cambia d’abito per fare la polaroid.
Finalmente entro nel camerino, lo saluto, lo ringrazio mi complimento e gli dico che il suo è un bellissimo spettacolo e che la signora Anna che ho appena conosciuto vuole fortemente fargli sapere che lo ama e che ci sono tanti regali per lui lì fuori, soprattutto gastronomici.
Bolton mi sorride e mi dice: “allora, siamo qui per fare una foto istantanea, sono vestito bene?”
E io: “sì, certamente, elegante e semplice”
Bolton: “bene, cosa farai di questa foto?”
Io: “la esporrò insieme ad altre nell’ambito di una mostra sul Rock che si terrà qui a Napoli” (la mostra era Rock e il posto era il PAN – Palazzo delle Arti)
Bolton assunse una posa di routine e mi chiese di scattare…
Io scattai la mia foto, la guardai, era buona e chiesi di autografarla.
Lui non la firmò e disse: “Uhm, non credi che la luce di taglio non si presti? Forse se rivediamo la composizione e sfruttiamo le luci qui sul muro meglio abbiamo una foto migliore, anche come prospettiva, non pensi?”
Io: “Sì certo, che problema c’è, rifacciamola, anzi ne scattiamo altre due così scegliamo la migliore”
Bolton si dedicò moltissimo a scegliere la posizione, naturalmente per me la prima che a lui non era piaciuta era già perfetta, aveva già tutto quello che cercavo. Invece no…
Scatto altre due, naturalmente quasi identiche e Bolton le guarda a lungo, fin quando soddisfatto mi guarda e dice: “Ecco! Questa è buona davvero, le luci sulla destra sembrano una composizione astratta a parte e il mio volto è bene illuminato e anche i colori sembrano più naturali!”
Io: “Bene Bolton, grazie, la puoi autografare? E poi, posso dirti una cosa?”
Bolton: ” Ma certo”
Io: “My dear, dovevi fare il fotografo, non il cantante!”
Bolton rise, di cuore… avrebbe pure potuto chiamare i buttafuori, ma fu gentile, forse sapeva che io avrei potuto aprire la porta del camerino e liberare le fans.
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