Lurrie Bell

4 Maggio 2017

Lurrie Bell, bluesman

La storia di Lurrie Bell è una storia di blues.

Triste, dolorosa, vera, fatta di declino e resurrezione.
Una storia che leggi negli occhi dello stesso Lurrie, che ascolti nella sua musica e nel suo modo di porsi, che ancora una volta dimostra quanto non si possa slegare la musica dagli accadimenti della vita. Il blues di Lurrie Bell è la voce della sua dignità e del suo riscatto da un passato terribile, pieno di sofferenze e difficoltà.

Lurrie Bell, classe ’58 è un chitarrista e cantante di Chicago.
Figlio del noto armonicista e cantante Carey nasce e cresce in una famiglia di musicisti. Anche i fratelli suonano il blues e la famiglia Bell contribuisce a portare il Chicago blues in giro per il mondo.

Il giovane Lurrie si forma ascoltando nei clubs i chitarristi che hanno fatto la storia del blues e con papà Carey muove i primi passi da chitarrista.

Lurrie è un talento straordinario, ha grandi doti tecniche e giovanissimo già suona con moltissimi dei suoi idoli.

Insomma, tutto lascia pensare che Chicago aveva una nuova stella, un degno erede di Robert Jr. Lockwood, di Luther Tucker, di Magic Sam e di Eddie Taylor.
Ma Lurrie ha problemi mentali: agli inizi degli anni 80 gli fu diagnosticata la schizofrenia, lo stesso Lurrie definiva quel periodo quello dei “dark days”. “Ero confuso su cosa fare, non sapevo dove fossero i miei amici, non sapevo che ruolo potessi avere nella società”.
Così Lurrie perde la sua chitarra, le sue cose e comincia a vivere come un “homeless”, gli rimane solo un armonica a bocca e la sua passione per il blues. Infatti, nonostante le sue condizioni, continuava a girare per i blues club di Chicago la notte e si fermava ai piedi del palco a suonare l’armonica, nella speranza che i musicisti lo notassero e lo chiamassero in jam con loro, cosa che non avveniva.

Fortunatamente riusciva a farsi prestare qualche chitarra e a suonare, durante il giorno, nel mercato di Maxwell Street, dove probabilmente dormiva la notte.

In quegli anni difficili, Lurrie ebbe un coraggio ed una forza incredibili, riuscì a sopravvivere solo grazie al blues: le sue esibizioni erano in strada ed estemporanee.

Agli inizi degli anni ’90 la salvezza arrivò da una fotografa, Susan Greenberg, che si innamorò di lui e lo sposò.

La Greenberg fece in modo che Lurrie avesse le migliori cure e potesse dedicarsi alla musica con una maggiore serenità e consapevolezza. Ecco che Lurrie Bell ricomincia a calcare palchi importante diventando un musicista di fama internazionale, le sue capacità vengono riconosciute e la Delmark lo mette sotto contratto. Nel 1995 esce il suo primo disco, “Mercurial Son”, autentico capolavoro di Chicago Blues.

Ma la sfortuna e i giorni bui sono di nuovo alle porte.

A seguito di un parto prematuro, Susan e Lurrie perdono due gemelli, poi dopo qualche anno, la stessa Susan muore per un cancro e qualche giorno dopo lo segue anche il papà Carey.

Lurrie è di nuovo solo, di nuovo preda dei fantasmi che lo accompagnavano 15 anni prima.

Nel 2007 Lurrie raccoglie le forze e capisce che l’unica via di salvezza è la musica. E’ come se tutte queste disgrazie lo avessero svegliato per la seconda volta. “Mi ha fatto profondamente male perdere I miei figli, mia moglie e mio padre uno dopo l’altro. Durissimo farci i conti, ma nello stesso tempo è suonata la sveglia. Ho imparato a fare al meglio qualunque cosa facessi. Così mi sono concentrato sulla musica”
E Bell incide “Let’s talk about love”, un disco dedicato interamente all’amore e ricomincia a girare il mondo in tour.

Oggi Lurrie Bell è uno dei principali esponenti del Chicago Blues e i riconoscimenti arrivano ovunque.

Ho raggiunto Massimo Piccioni, suo promoter italiano che la scorsa estate lo ha accompagnato per 15 date in Ungheria, Svizzera, Slovenia, Spagna e Italia.

Ecco cosa mi dice Massimo:

“Lurrie Bell è una vera leggenda vivente del Chicago Blues!
Un personaggio apparentemente burbero ma in realtà molto piacevole. Suscita tenerezza, si capisce che ne ha passate di cotte e di crude. Vive fondamentalmente solo di Blues!
E’ una persona dalla grande sensibilità e nel primo tour del 2011 dava la sensazione di vivere in un mondo tutto suo…ma nell’ultimo tour l’ho visto molto più tranquillo e soprattutto molto in forma!”

Ho incontrato questo straordinario uomo l’estate scorsa a Salerno, al Campania Blues Festival, proprio insieme a Massimo. Non conoscevo la sua vita, ma la sua musica. Sono sempre stato un fan del Chicago blues elettrico e posseggo i dischi di Lurrie.

Arrivo al soundcheck e lo trovo seduto su una sedia, lontano dai suoi musicisti, silenzioso.

Ha un’armonica a bocca in una mano e una sigaretta nell’altra e mi guarda dritto negli occhi, quasi minaccioso.

Ma i suoi occhi non sono comuni, c’è qualcosa in lui che affascina, che lascia perplesso.

Lurrie non dice nulla, gli parlo e gli dico che sono un suo fan, ma non capisco se mi ascolta mentre gli parlo; è lì, fermo, pieno di cicatrici e di ferite invisibili che i suoi occhi svelano.

Gli chiedo se posso scattargli un ritratto, Lurrie tace, non dice nulla e continua a guardarmi diretto negli occhi. Glielo ripeto, lui annuisce. Gli chiedo dove vuole farlo… e lui: ora, qui!

Così inizio a scattare e solo dopo 5/6 minuti e alcune insistenze, finalmente sorride… accenna ad una smorfia.

Lo ringrazio molto, lo saluto e lui non mi dice nulla, prende la sua armonica a bocca e comincia a suonare, dalla sigaretta all’armonica, ha sempre qualcosa che lo distrae.

Non sapevo nulla di Lurrie, ma avevo capito che c’era qualcosa che lo affliggeva, qualcosa da cui non può scappare, tranne quando sale sul palco, imbraccia la chitarra e riversa emozioni e blues.

Lurrie è autentico, Lurrie  è il blues!

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