Philip Glass

25 Aprile 2017

Philip Glass si è classificato al 9 posto tra i top 100 geni viventi in una classifica redatta dal quotidiano inglese “The Telegraph” nel 2007

A distanza di 10 anni da quella classifica Glass probabilmente scalerebbe ancora qualche posizione, fosse anche solo perché, a 80 anni compiuti, continua a proporre la sua musica  ed è ancora tra noi.

Riassumo la vita di Glass alla sua maniera: un genio minimale.

Glass poi, oltre che musica sinfonica, ha composto magnifiche colonne sonore ed è entrato in contatto col mondo del pop rock grazie a collaborazioni con David Bowie, Brian Eno, Ravi Shankar, Laurie Anderson.

E’ proprio grazie a queste sue collaborazione che ho incontrato Glass.

Laurie Anderson e Philip Glass

Ho conosciuto Philip Glass alle prove di un concerto a Ravello nell’estate del 2015 insieme a Laurie Anderson.

Glass è un uomo di poche parole, si muove lentamente, si vede che è Buddhista e che ha un approccio verso le cose e le persone inusuale. E’ come se guardando ogni cosa lui cominciasse da dove non comincia nessuno. Beh, Glass ha anche conosciuto il Dalai Lama. La sua musica è proprio specchio della sua personalità, non c’è alcun dubbio.

Mi ricorda una gigantesca tartaruga saggia, che usa come guscio la coda di un pianoforte. Glass si muove lentamente e chi lo conosce bene mi dice che è imprevedibile.

Fatto sta che mi ritrovo seduto al suo fianco a cena, la sera delle prove generali. Naturalmente sono curioso di sapere cosa mai possa passare per la testa di un genio e mi limito a chiedergli se vuole altro vino o a passargli l’acqua.

La cena scorre serena e come prevedibile Glass sembra godersi il cibo, e non dice nulla per quasi tutta la serata.

Philip Glass davanti ad una foto di Guido Harari

All’improvviso, verso la fine della cena Glass si gira di scatto verso di me e mi dà una botta forte sulla spalla, quasi mi fa male. Lo fa per attirare la mia attenzione. Mi guarda dritto negli occhi e mi dice:        “Ma perché voi italiani fate i concerti così tardi la sera?”

Il genio mi aveva posto una domanda… aveva scelto me.

Con la stessa calma lo guardo dritto negli occhi e gli dico: “Forse perché a noi italiani piace cenare tardi e andare ai concerti solo dopo cena”

Glass: “Quindi ti rendi conto che domani ceneremo tardissimo dopo il concerto?”

Io: “Possiamo cenare noi prima e poi andare al concerto”

Glass: ” No, no, domani mattina facciamo yoga, poi facciamo un lungo brunch da me e Laurie e poi andiamo al concerto, ceneremo dopo, ok? Va bene?”

Io: “Ok”

La sera dopo cenammo alle 2 di notte, effettivamente Glass aveva ragione, sarebbe bello andare ad un concerto prima di cena, un concerto che finisca massimo alle 21.30 – 22, ci sarebbe così anche modo di andarci durante la settimana, magari subito dopo il lavoro. Qualche volta qualcuno ci ha provato, ma è stato quasi sempre un mezzo fallimento. Ma se il concerto fosse stato di Glass? Chissà…

La mia istantanea di Glass poggiata su un ritratto di Guido Harari

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